QUANTE VOLTE TI HO ODIATO di Kelly Siskind (Newton Compton)

QUANTE VOLTE TI HO ODIATO
Autrice:  Kelly Siskind
Titolo originale:  My Perfect  Mistake
Traduttrice: Sofia Buccaro
Genere: Contemporaneo
Ambientazione: Aspen (USA) - Toronto (Canada)
Pubblicazione:  Newton Compton , novembre 2017,
 pp. 250, € 10,00
Parte di una serie: 1° serie Over the Top 
Livello di sensualità:  ALTO
Disponibile in ebook a 4,99

TRAMA: Un viaggio con le amiche nel paradiso sciistico di Aspen: è proprio quello di cui Shay ha bisogno per dimenticare la rottura con il suo ex. E il fatto che, oltre alle piste da sci meravigliose e all’affetto delle amiche, ci siano bei ragazzi praticamente ovunque, di sicuro non guasta. Ma il sogno viene interrotto quando uno spericolato sciatore la mette al tappeto, travolgendola. La guerra è iniziata. 
Kolton non ha esattamente idea di cosa in Shay lo faccia infuriare. Non solo fa fatica a rimanere lucido in sua presenza, ma la ragazza sembra avere la particolare capacità di fargli perdere la calma. Quando la rabbia si trasforma in una chimica esplosiva, i due verranno travolti dall’intensità di un’avventura che lascia a entrambi dubbi e insicurezze. Ma c’è qualcosa che va oltre l’odio e la passione, e Kolton e Shay, tra le scaramucce e i litigi, potrebbero scoprire di provare qualcosa di importante… Se solo riuscissero a smettere di detestarsi.


Una vacanza per sole donne ad Aspen, questo è quello di cui ha bisogno Shay per dimenticare la sua rottura con Richard ; cinque anni di relazione in cui ha sacrificato tutto, le sue ambizioni lavorative, le sue passioni e i suoi desideri, tutto, pur di assecondare il suo uomo. Una relazione nata in un
periodo di cambiamenti, con il trasferimento in una grande città e la mancanza delle sue amiche, Richard era presto diventato il suo unico punto fermo e l’aveva plasmata a suo piacimento. Adesso, tradita e abbandonata, Shay ha deciso di fare i conti con la realtà e tornare ad essere la ragazza di un tempo, solare spregiudicata e sicura di sé, basta con il lavoro che odia, basta rinunce, basta centrifugati depurativi, non intende mai più sottomettersi al volere di un’altra persona. 
Con questo spirito Shay parte per Aspen con le sue amiche storiche, Raven e Lily, decisa più che mai a divertirsi e a lasciarsi  andare. Sulle piste da sci incontreranno tre bellissimi ragazzi con cui trascorrere il week end e qui entriamo nel vivo del romanzo, per spiegare il mio punto di vista devo necessariamente fare qualche spoiler. Dopo una serata fuori, le tre amiche - di ritorno a casa - intravedono dalla finestra i ragazzi che hanno conosciuto sulle piste quella mattina e decidono di suonare il campanello e presentarsi alla porta. Dopo un primo momento di stupore, Shay si accorge che uno dei ragazzi è il tipo con il quale si è scontrata sulle piste quel mattino, da lei soprannominato “il Coglione”. Il coglione, al secolo Kolton, si ritrova a sua volta sull’uscio la pazza delle piste da lui soprannominata “la Stronza”. Dopo una serie di botta e risposta degni della scuola d'infanzia,  i due si ritrovano nel giro di mezz’ora a fare sesso sfrenato sul lavandino del bagno. Sinceramente non ho colto il momento in cui l’antipatia e le frecciatine al vetriolo – per non parlare dei nomignoli poco edificanti – si sono trasformate in attrazione. Forse sono stata poco attenta... Continuo a leggere, pensando che tutto diventerà più chiaro, invece ritrovo Shay e Kolton che dopo un amplesso mozzafiato, cominciano a discutere perché hanno fatto sesso non protetto. Come se questo non bastasse ecco che arriva la ciliegina sulla torta. Shay:
“Ragazzi!”
“Che cazzo fai?”. Kolton si china su di me per chiudere la porta, ma lo paro via. Quando dal soggiorno provengono un paio di “Cosa?”, sporgo la testa. “ Se andassi a letto con il vostro amico Kolton, dovrei preoccuparmi di dove ha inzuppato il biscotto?”
“Questa sì che è discrezione”, dice lui alle mie spalle.
Forse è colpa mia, ma davvero non riesco a cogliere la vena umoristica della situazione, ai miei occhi appare solo patetica, per non dire altro. Avrei potuto chiudere il libro in quell’istante e mi sarei risparmiata pagine e pagine di lettura per me noiosa – avendo letto parei davvero entusiasti su questo libro - ho voluto insistere e ahimè le cose non sono migliorate. 
Oltre allo stile dell’autrice, non proprio affine ai miei gusti, la pecca principale del romanzo sono i personaggi, non mi hanno assolutamente convinta, tutto è forzato all’inverosimile tanto da risultare ridicolo ( sarà per questo che la serie è chiamata 'over the top' che in inglese indica qualcosa di esagerato?)  L’esempio lampante è il modo in cui l’autrice ha voluto caratterizzare Jackson, il figlio di Kolton. Un bambino di sei anni con tante di quelle fisse e ossessioni che è andato oltre il messaggio del “ essere diverso spesso è difficile ma bisogna custodire l’unicità di ogni persona”. Come per i protagonisti, l’autrice ha esagerato tanto da trasformare Jackson in una caricatura. Altra nota stonata, Shay definisce il suo capo : "Crudelia De Sticazzi"! Dubito che sia un’espressione molto diffusa in Canada. Potrei continuare, ma mi fermo qui. Per me è un romanzo da bocciare. Da leggere a vostro rischio e pericolo.








COME INIZIA IL ROMANZO...


1

Shay
Si capisce molto di una donna dal reggiseno che indossa. Per esempio, quello di seta nera che stringo in mano mentre dondolo gli sci sulla seggiovia, quello che fa sembrare le mie bimbe una specie di meraviglia, questo qui dice: chic ma all’antica.«Quanto manca?», chiede Lily, i capelli biondo platino quasi mimetizzati tra i fiocchi di neve che imbiancano la sua giacca lilla.In marzo ad Aspen nevica più che in pieno inverno, le conifere a lato delle piste piegate sotto le falde candide. Ogni volta che sbatto le palpebre, le punte congelate delle ciglia mi graffiano le guance. «È vicino alla fine della seggiovia. Non puoi mancarlo, fidati».«Sicura che sia una buona idea? Magari torniamo domani, questo te lo porti dietro e ne metti un altro, così non devi per forza scendere senza…».Gli occhi grigio chiaro si soffermano sulla mia giacca ad altezza del seno. La zona in cui si trovano le mie tette libere.
Raven si china in avanti appoggiando i gomiti sulla sbarra di protezione e dà a Lily un colpetto sul fianco. «Cosa vuoi che capiti? Che le tette le si incastrino sotto gli sci e poi ruzzoli giù dalla montagna?».Il tipo con lo snowboard seduto in fondo alla seggiola sbuffa tra sé, mentre Lily sprofonda sul sedile e torna muta come un pesce. Di fronte al sarcasmo di Raven parecchi uomini adulti e vaccinati sono battuti in ritirata, la spina dorsale di Lily invece finisce da qualche parte sotto l’osso sacro.Lecco i fiocchi di neve sulle labbra, consapevole che o la va o la spacca. Quando poche ore fa abbiamo visto dalla seggiovia l’albero dei reggiseni, con i rami piegati sotto il peso della biancheria intima, ho capito cosa dovevo fare. È stata un’illuminazione. Una sensazione di pancia. Devo sbarazzarmi di questo reggiseno e di tutto ciò che rappresenta: non posso aspettare un secondo di più. Dopo una sciata e una capatina alla toilette, ci siamo messe in coda per la salita fatidica.«Grazie del pensiero, Lil, ma sono abbastanza sicura che le mie abilità sciistiche non verranno compromesse dall’assenza di biancheria intima. Tra poco su quell’albero ci sarà un altro reggiseno. Punto».«Vuoi proprio andare fino in fondo», risponde lei, mentre il tipo con lo snowboard allunga il collo per sbirciare la seta nera stretta nel mio guanto. «Insomma, è il reggiseno!».Ha ragione. Non è che capiti tutti i giorni di trovare l’equilibrio perfetto tra coppa e modello, sostegno e sensualità, da cui non strabordano rotolini di grasso. Da quando l’ho comprato, questo è stato il mio reggiseno preferito. Lo indossavo il giorno in cui Richard ha superato l’esame per diventare avvocato. Avevo comprato un provocante vestito rosso, attillato nei punti giusti, e lui se n’è uscito con il suo classico complimento al contrario: «Metti quello nero che ti ho preso il mese scorso. Quello con le maniche in pizzo. Mi piace come ti snellisce i fianchi». Al che ho risposto con il mio solito: «Certo, va bene».Quando avevo a che fare con Richard la mia spina dorsale scivolava ancora più in basso di quella di Lily.Dondolo gli sci avanti e indietro, al ricordo di un altro vestito snellente che mi aveva comprato: uno nero con lo spacco e ricoperto di paillettes che ho indossato con questo reggiseno per festeggiare la sua assunzione in uno degli studi legali più importanti di Toronto. Quel giorno mi era stata offerta una promozione: lo studio di architettura nel quale avevo fatto lo stage aveva chiuso baracca e burattini per concentrarsi sulla sede di Montreal, e mi avevano chiesto di contribuire a renderla un fiore all’occhiello del design canadese. Per accontentare Richard quella sera avevo messo il reggiseno all’antica e il vestito che non mi ingigantiva i fianchi, e lui mi aveva snocciolato tutti i motivi per i quali dovevo restare a Toronto per sostenere la sua carriera.In pratica la mia spina dorsale si era volatilizzata.Ma il mio evento preferito, ciò che ha ispirato la situazione zione attuale, questa presa di coscienza, è stata la serata in cui ho indossato il reggiseno e un tubino nero convinta che Richard volesse chiedermi di sposarlo. L’avevo dato per scontato perché avevo trovato per caso uno scontrino di Tiffany con una cifra da capogiro. Era arrivato il momento. Io e Richard stavamo per fare il grande passo: diventare coniugi che si supportano. Le sue promesse si sarebbero realizzate e io avrei finalmente smesso di progettare deprimenti case per pensionati e spiegato le ali. Con la sua benedizione, ovvio. Invece mi sono sentita dire: «Secondo me ci siamo allontanati».
Più che altro il suo pisello si era allontanato verso Deena Wanger.Per cinque anni avevo messo al primo posto Richard. I suoi desideri. Le sue esigenze. E io non venivo nemmeno al secondo. Al massimo al terzo, forse. Mi vestivo come voleva lui, arredavo l’appartamento come piaceva a lui. Quell’uomo mi costringeva a bere centrifughe depurative, per la miseria! La ragazza di paese spregiudicata e sicura di sé era stata risucchiata dalla città. E da Richard, altrimenti detto Dick.Nomen omen. I suoi hanno capito che sarebbe diventato uno stronzo appena è nato.Sbuffo, esalando una nuvoletta di vapore che vortica nell’aria fredda. «Oh, sicurissima. Questo reggiseno disonorevole raggiungerà quell’albero. Diventerà il pezzo forte». 
***** 
L'AUTRICE
Kelly Siskind si è trasferita nella regione Nord dell’Ontario, abbandonando la grande città, per aprire un negozietto di formaggi con suo marito. Quando non è impegnata ad aiutare in negozio o a camminare, passa il tempo scrivendo. È un’inguaribile romantica e divora qualunque libro con una storia d’amore. Quante volte ti ho odiato è il suo primo libro pubblicato in Italia.
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2 commenti:

  1. l'avevo già messo in lista perchè la trama non mi dispiaceva. ma ho impiegato un po' a capire
    la frase che Mel mette nella recensione e l'estratto
    effettivamente non mi ha preso particolarmente.
    la donna parla di se come senza spina dorsale,
    e lo ripete parecchie volte in poche righe,
    ma poi con Kolton diventa improvvisamente spavalda
    e volgarotta? vedremo se avrò il coraggio di approfondire!!

    RispondiElimina
  2. nel complesso il romanzo non mi è dispiaciuto. lei è eccessivamente sfiduciata in sè stessa e la prima parte, quella in cui non si sopportano, è eccessivamente forzata, ma ho trovato molto romantico il corteggiamento di kolton, non fatto di regali costosi, ma significativi dal punto di vista affettivo.
    mi è poi piaciuto molto come sono stati affrontati tempi importanti e difficili come il bullismo o l'accettazione del diverso, in modo leggero senza forzature.

    RispondiElimina

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